Il Comitato economico e
sociale europeo ha espresso il suo positivo parere sui primi anni del programma
LIFE 2014-2020, in vista della valutazione
che la Commissione Europea dovrà presentare entro il 30 giugno 2017.
Sebbene il Comitato consideri prematura una valutazione, dato che molti progetti
devono ancora concludersi, ha inteso fornire un’opinione anche riguardo alla
futura configurazione del programma LIFE per il periodo 2021-2028 e anche su
alcuni punti critici che chi si occupa di progetti LIFE già conosce.
Vi riporto il testo delle
conclusioni del parere:
“Il CESE ribadisce il suo fermo appoggio a mantenere e ampliare
un programma di finanziamento specifico per l'ambiente, la protezione e il
rafforzamento della biodiversità, l'impiego efficiente delle risorse, lo sviluppo
sostenibile e le attività di comunicazione e informazione, nonché per il
sostegno delle ONG ambientaliste.
Negli ultimi 25 anni, il
programma LIFE è stato fondamentale per la politica ambientale europea e, in
misura crescente, anche per quella in materia di sviluppo sostenibile. Tale
programma può essere ormai considerato, a giusto titolo, un elemento essenziale
della politica ambientale dell'UE, che ha concorso in larga misura a
rafforzare.
L'azione del programma
LIFE è stata duplice, in quanto i progetti da esso finanziati hanno:
contribuito
immediatamente a produrre risultati positivi diretti e tangibili salvando, ad
esempio, da rapida estinzione alcune specie minacciate, protette dalla legislazione
dell'UE;
consentito alle
popolazioni locali di rendersi conto degli approcci positivi che sono alla base
della politica ambientale dell'UE e dei benefici che tale politica apporta
all'uomo, all'ambiente e alla natura. Il programma LIFE è diventato quindi una
specie di "ponte" tra la politica dell'UE e l' "Europa dei
cittadini e delle regioni". Questo è particolarmente importante in un
momento in cui i cittadini si interrogano sempre più spesso sul valore aggiunto
che apporta veramente l'Europa.
Il programma LIFE, di cui
è da apprezzare il costante adeguamento alle nuove sfide, ha messo in luce
anche l'elevato potenziale che esiste nella società civile e l'enorme
disponibilità di quest'ultima a impegnarsi a favore dell'attuazione e
dell'ulteriore sviluppo della politica dell'UE in materia di ambiente e di
sostenibilità. L'applicazione del diritto dell'UE è molto più di un mero atto
legislativo che gli Stati membri devono compiere. La riuscita della politica in
materia di ambiente e di sostenibilità dipende dall'accettazione da parte
dell'opinione pubblica, deve essere attuata e comunicata in maniera
trasparente, e il programma LIFE fornisce anche in questo caso un contributo
molto prezioso.
Spesso i progetti LIFE
mettono però a nudo anche, in maniera diretta o indiretta, le incoerenze delle
decisioni politiche, non da ultimo a livello dell'UE. Per quanto spiacevole ciò
possa risultare per alcuni responsabili decisionali, questo fatto è da
considerare un elemento prezioso che può favorire, in ultima analisi, una
maggiore integrazione della protezione dell'ambiente in altri settori di
intervento.
Il recepimento
dell'agenda 2030 delle Nazioni Unite (ossia degli obiettivi di sviluppo
sostenibile) nelle politiche europee costituisce una delle principali sfide che
l'UE dovrà affrontare nei prossimi anni, e il programma LIFE dovrà contribuire
in questo senso. Non si tratterà soltanto di lavorare in stretto dialogo con le
parti sociali e i gruppi della società civile per trovare le modalità più
efficaci di attuare questi obiettivi. Sarà necessario anche un cambiamento di
mentalità da parte di molti servizi della Commissione e, al livello degli Stati
membri, di molti ministeri, autorità e uffici per i quali la politica di
sviluppo sostenibile ha avuto finora un'importanza marginale, in modo che
l'integrazione, tanto discussa, della protezione dell'ambiente e della natura
nelle altre politiche possa diventare realtà.
Il CESE raccomanda di
apportare una serie di modifiche:
Il programma LIFE
dovrebbe essere trasformato in uno strumento fondamentale di finanziamento
della rete Natura 2000. L'approccio, scelto in passato, di organizzare il
finanziamento della rete Natura 2000 principalmente attraverso i fondi europei
per lo sviluppo regionale e il secondo pilastro della politica agricola comune
(PAC), è da considerarsi insufficiente. A questo proposito, il CESE rimanda al
suo parere sull'argomento e chiede un potenziamento, con destinazione
specifica, della dotazione del programma LIFE. Al riguardo, bisogna garantire
la coerenza tra tutte le misure di sostegno, evitando quindi finanziamenti
opposti o duplici rispetto ad altri fondi dell'UE.
Bisognerebbe esaminare il
modo per riuscire ancora meglio a trasformare i progetti finanziati dal
programma LIFE in veri e propri "progetti pilota", da replicare in
altre parti d'Europa, possibilmente senza necessità di ulteriori aiuti.
I progetti di ricerca
classici non dovrebbero essere sostenuti dal programma LIFE, anche per
garantire una distinzione ancora più netta rispetto al programma Orizzonte
2020.
La componente relativa
all'azione per il clima dovrebbe essere ulteriormente sviluppata, soprattutto
per quanto riguarda le misure di adattamento che possono essere prese dai
cittadini, dagli agricoltori, dalle città, dai comuni e dalle regioni
particolarmente colpiti.”